Ricorderete il post di qualche tempo fa in cui presentavo Contra el viento, l’opera di Andres Velez esposta in Colombia.
Ricorderete anche le polemiche che l’opera ha suscitato per il modo in cui era composta.
Una serie di uccelli stesi come biancheria ad asciugare.
Il post in questione ha avuto una discreta serie di commenti, per la maggior parte accusatori nei confronti dell’autore e contrari all’esposizione dell’opera.
L’artista in questione ha sentito il bisogno di intervenire nel dibattito con un commento al mio post per spiegare il significato della sua opera, quello che voleva esprimere e rappresentare.
Sono molto contento che Andres Velez abbia voltuto intervenire nel dibattito e ritengo sia il caso di riportare per intero il suo intervento in modo che sia più evidente e chiunque possa ribattere con il proprio pensiero.
Non ho voluto correggere il suo italiano, che è comunque molto buono e comprensibile, per lasciare inalterato il suo intervento.
Il mio inglese è male, ma vorrei fare un commento sul mio lavoro.
Si tratta di un lavoro che si riferisce alla scontro di uccelli nei confronti della città, contro
cemento, contro il vetro “, contro il vento” …
Gli uccelli sono appese in Guayas (elemento freddo e urbano), con ganci
abbigliamento, pronti con le ali aperte, che fa riferimento alla “libertà rubati”, un
carcere e spazio invaso.Ho intenzione di fare una riflessione su ciò che ha abusato, sfollati e attaccato (uccelli che cadono, muoiono e si decompongono sulla riva, su tetti, nelle strade, vale a dire, la città invisibile).
La mia intenzione è di creare un impatto visivo, rendendo l’opera evoca lo spettatore a riflettere e interagire con essa, il risveglio dei sensi che sono in sospeso. Queste situazioni sono molto tutti i giorni, ma l’abito e diventano invisibili intáctiles …Andres Velez