Marguerite “John” Radclyffe Hall non è certo tra le scrittrici più conosciute del ‘900, eppure ha scritto alcune cose interessanti condite da un romanzo degno dei grandi classici di Virginia Woolf e delle tragedie romantiche dell’800 e del ‘900.
La Radclyffe Hall è poco conosciuta perchè era lesbica e di temi legati all’amore lesbico trattano alcuni dei suoi libri.
Le sue preferenza sessuali le sono costate fama (poco male) ed una vita piena di delusioni e sconfitte.
La più eclatante riguarda proprio Il pozzo della solitudine, romanzo d’amore (tra donne) che fece scandalo nel 1928 al punto di subire un processo per oscenità ed essere messo al bando e ritirato dal commercio in un’Inghilterra che arrivava da un processo simile a carico di Oscar Wilde.
Il pozzo della solitudine è un gran bel romanzo d’amore.
La vita difficile di una ragazza di buona famiglia che sceglie (?) di mettersi contro la madre rendendo pubblica la propria omosessualità e trovandosi ad affrontare una vita di lotte continue, di esclusioni, di ritorsioni.
Ma Il pozzo della solitudine è un romanzo d’amore a tutti gli effetti. Pieno di passione, di sentimento, di gelosie e di scontri tra amanti, di incontri segreti e tecniche per sfuggire a mariti gelosi.
Solo che l’omosessualità della protagonista (e delle sue amanti) non è come dovrebbe un aspetto di questo amore, l’essere lesbiche è una condanna per tutto il libro, dall’inizio alla fine.
La stessa autrice usa un termine come “invertita” che non lascia spazio ad uno sdoganamento della condizione.
Si parla più di una malattia che di una preferenza sessuale, perchè quello era lo scenario europeo di quegli anni e ciò che la Radclyffe subiva ogni giorno sulla sua pelle.
Quindi il romanzo è valido sia dal punto di vista letterario perchè avvincente e ottimamente scritto, sia dal punto di vista storico e sociologico per rendersi conto del pensiero di quegli anni (e per rendersi anche conto di quanta poca strada si sia fatta da allora per il riconoscimento dei gay).
(foto tratta da Gender Play)
p.s.
Sono sempre più felice di quello che scovo sulle bancarelle estive nei lungomare italici…
Non conosco il libro ma condivido alla grande l’osservazione per le troppo bistrattate e snobbate bancarelle estive dei lungomare. Io ad esempio in una bancarella del budello di Loano ho scovato delle vere perle! Basta solo un pochino di curiosità e la voglia di scoprire qualcosa di ancora sconosciuto. (beh certo talvolta va anche male, ma è un rischio!)
@ Artefice
Proprio vero…