Sabato scorso pomeriggio immolato per la visita al nuovo stabilimento IKEA di Collegno, Torino.
Sabato pomeriggio? Ma sei scemo?
Un po’, lo ammetto. Ma il viaggetto era stato promesso alla moglie e visto che altri programmi erano saltati… si decide di cancellare il pomeriggio e lanciarsi nell’impresa.
E poi un po’ di curiosità nel vedere il tanto pubblicizzato punto vendita più grande d’Europa (o quasi, ora non stiamo a sottilizzare) c’era anche da parte mia.
Tant’è…
Comodissima l’uscita Savonera arrivando dalla tangenziale di Torino, un po’ meno comodo l’ingresso nella struttura visto che per il momento è obbligato un bel viaggetto fino alla prima rotonda e ritorno.
L’impatto col parcheggio è devastante. Lo vedi immenso e ti dici: “Squallido, ma per lo meno farò in fretta a trovare posto”.
Errore!
Squallido ma di posto libero nemmeno a parlarne. Si gira almeno un quarto d’ora, giusto il tempo per apprezzare i posti riservati alle famiglie. Ottima idea se non fosse che all’IKEA sono famiglie praticamente tutti i clienti, ergo godono i primi 20-30 gruppi famiglia con bambino al seguito (ma solo dopo aver cacciato il single che provava ad introdursi furtivamente).
Comunque… trovato finalmente il posto auto ci appropinquiamo verso l’ingresso e ci imbattiamo nell’enorme spazio bimbi che si chiama come una foresta svedese ed è fornito di giovani animatori per intrattenere i pargoli.
Naturalmente è la zona più affascinante dell’intera struttura.
Anche perchè il resto non presenta novità rispetto alla vecchia sede di Grugliasco.
Esposizione su due piani, percorso (fortunatamente) obbligato e più o meno stessa sequenza di prodotti.
Solo tutto molto più grande.
In particolare ha trovato molto spazio la zona riservata ai prodotti per giardino, con piante che sembrano arrivare da qualche foresta tropicale.
A metà percorso inevitabile ristorante bar con specialità svedesi e menù bimbi a prezzi che ti chiedi cosa ci sia dentro il succo di frutta.
Curiosità ai banchetti informativi dei vari reparti dove un display ti avverte del tempo di attesa previsto.
In definitiva ti accorgi dell’enormità della struttura quando arrivi finalmente al self service dei mobili. Il mitico magazzino che raccoglie scatole piatte tutte uguali (che poi a casa devi riuscire a tirarci fuori un comodino o una libreria e non sai mai se vedrai nascere il primo o il secondo) è qui una distesa immensa e dal soffitto invisibile.
Ma la sorpresa arriva alle casse.
Un cartello avvisa che non avrai mai più di due persone prima di te in coda. Non è chiaro se le casse si moltiplicano automaticamente all’aumentare dei clienti o se il quarto in coda viene abbattuto a colpi di accetta svedese ma il sistema sembra funzionare.
Noi abbiamo infine preso tre cavolate e ci avvicianiamo ad un invitante indicazione “casse veloci”.
Penso che si tratti di casse dedicate a chi ha pochi prodotti da pagare ma la verità è ben diversa. si tratta in realtà di casse automatiche. Ti presenti col tuo carrellino, passi al lettore ottico i tuoi acquisti e paghi con carta di credito o bancomat.
Niente cassiera.
Niente controllo.
C’è solo una ragazza che supervisiona quattro monitor-cassa e più che altro dà indicazioni ai (non pochi) che si inceppano nel tentativo di risultare moderni.
Il sistema di pagamento automatico è furbo e funziona, fa risparmiare un sacco di tempo (e di personale).
Il dubbio è però lecito.
Un sistema del genere (che si basa essenzialmente sull’onestà del cliente) funziona sicuramente nel nord Europa, ma quanto ci vorrà perchè IKEA sia costretta a rinunciare al’esperimento in Italia?
Quanto ci vorrà perchè l’italiano medio (oberato dalla crisi) decida di rischiare la figuraccia e non passare al lettore la lavagnetta Spontan?
Tanto… chi mi controlla?
(foto tratta dal sito IKEA)