Wrong turn 2 – senza via d’uscita

Wrong turn 2 appartiene a quella schiera di sequel che cancellano quanto di buono era stato fatto dal film originale.
Joe Lynch rivoluziona il  buon lavoro fatto da Rob Schmidt nel primo Wrong turn e da ragione a chi ha voluto distribuire questo secondo episodio direttamente in home video.

La sequenza iniziale ci fa immediatamente capire che dobbiamo dimenticarci la tensione del primo film e che stiamo per avventurarci uno splatter molto tipico con sangue e squartamenti a profusione e poca attenzione alla costruzione della vicenda. La prima uccisione è un perfetto colpo d’ascia che divide perfettamente a metà la vittima… e ho detto tutto!

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Si torna nel bosco scenario delle vicende precedenti. Questa volta viene organizzato un reality show in cui i sei protagonisti dovranno sopravvivere per cinque giorni nella foresta. Naturalmente nessuno si aspetta che le prove saranno ben più dure di quelle studiate dalla produzione.
La trama praticamente finisce qui perchè i sei, più gli uomini della troupe dovranno vedersela con la discendenza deforme di una famiglia dedita al cannibbalismo e all’accoppiamento tra consanuinei.

I personaggi sono esageratamente caratterizzati e vengono presentati con tutte le loro abitudini fin dalla loro prima apparizione (un errore classico da romanzo scadente) ed il top tra questi è rappresentato dal colonnello ex marine, una via di mezzo tra il sergente urlatore di Full Metal Jacket ed un invincibile Rambo (con tanto di volto scurito con la terra e ferita ricucita a manina).

E perdono fascino anche i mostri deformi e cannibali, che qui acquistano parola e volto (nel senso che parlano e si vedono molto più di quanto accadesse nel primo film). A rendere poco affascinante le loro figure possiamo aggiungere anche la classica spiegazione della loro nascita: la cartiera nel bosco trent’anni prima utilizzava sostanze chimiche senza limiti e la famiglia ivi locata ha per anni bevuto acqua contaminata subendo mutazioni genetiche nelle successive generazioni..

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In tutto questo festival dello scontato (aggiungiamoci pure la sequenza in cui tre dei sopravvissuti mangiano della carne alla brace e lo spettatore capisce all’istante che stanno assaporando una delle loro compagne) le cose migliori del film dobbiamo cercarle nel gore e nelle sequenze splatter.
Gli omicidi sono molto fantasiosi ed uno più esagerato dell’altro, la cucina della famigliola di mostri è un delirio di interiora e frattaglie provenienti dai vari personaggi. Il sangue si spreca ed i corpi umani sembrano poterne sputare fuori più di quanto riescano a contenerne. Molto splatter è anche la scena del parto e della nascita del nuovo mostriciattolo (che immagino sia la speranza per il terzo film della serie in arrivo nei prossimi mesi).

Una nota di merito particolare per due sequenze che ho trovato una riga sopra le altre.
La prima è l’esecuzione della coppia appesa per i piedi, finita con una freccia che trapassa gli occhi dei due unendoli in uno spiedino di teste. Il buono della sequenza viene dalla comprensione che i due hanno della propria fine e dalla serenità che l’eroina lesbica cerca di infondere al bullo cacasotto.
La seconda è forse l’unico momento di riflessione (scusate se mi sbilancio) di tutta la vicenda. Seduti intorno al tavolo con nei piatti un bello stufato di carne umana, la famigliola si ferma per una preghiera di ringraziamento al Signore. Flash improvviso in cui comprendiamo che i deformi protagonisti n0n sono cattivi a prescindere, semplicemente vivono di caccia, e la cacciagione sono gli uomini (e soprattutto le donne) che si avventurano nel bosco.

Conclusione: se vi è piaciuto molto il primo film probabilmente vi farà ribrezzo il secondo, ma se vi avventurate direttamente in questo ed amate lo splatter allora siete nel posto giusto.

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