Sto per avventurarmi in un sentiero minato.
Sapore di mare, anno 1982, è un divertente e leggero film revival delle estati degli anni 60 o il colpevole antesignano dei tanto osannati e bistrattati cinepanettoni odierni?
Probabilmente entrambe le cose.
Estate 1965 (o 1964, non è chiaro). Versilia. Sulla spiaggia si incontrano caratteri e personaggi vari, un po’ tutti le estrazioni sociali, un po’ tutti i tipi che caratterizzavano quegli anni.
Christian De Sica è un donnaiolo (all’epoca si diceva ancora così), a cui piace farsi conquistare, Jerry Calà è l’eterno ragazzo che gioca sempre e parla citando testi delle canzoni (sua abitudine reiterata negli anni), Isabella Ferrari è la bella tenebrosa (e che sia bella, soprattutto all’epoca, non c’è dubbio alcuno), Marina Suma (ricordate?) è la bella napoletana.
Poi Virna Lisi, signora di mezza età delusa dal marito (Guido Nicheli) attento al lusso e alla carriera.
E poi ci sono i marchesini, il bagnino, la straniera… tutti, ci sono tutti.
E naturalmente ci sono le canzoni di quegli anni, che contrappuntano ogni sequenza come una firma, anzi come un personaggio sempre presente.
Il film è gradevole, simpatico, velato da una evidente malinconia. Alcuni personaggi sono rimasti inalterati nelle interpretazioni successive dei loro allor giovani attori.
Quindi un buon film, leggero, non sguaitao, che si lascia guardare senza drammi e racconta con particolari la Versilia, cuore della movida di quegli anni.
E poi? Poi cosa è successo?
Poi è successo che i fratelli Vanzina, spinti dal successo di Sapore di mare (a proposito, ottima voce su Wikipedia) hanno prodotto l’anno successivo un discreto Vacanze di Natale, che parte dagli stessi presupposti ambientando il tutto in montagna ed aumentando in maniera considerevole le battute a scapito del revival e della storia.
E l’anno dopo ancora è stata la volta di un più che discreto Vacanze in America, che ancora mostrava qualcosa di diverso e faceva ridere non poco, sebbene perdeva ancora qualcosa nelle motivazioni del racconto originale.
E poi… e poi lasciamo perdere!