The children

Se i bambini terribili hanno dato materiale quasi inesauribile al cinema horror, un film che si chiama The children non può che inserirsi a pieno titolo nel filone.
E se volete ascoltarmi il commento più adatto che mi viene in mente a visione ultimata è una roba che si avvicina molto a Wow!

Due sorelle riuniscono per i giorni di capodanno le loro famiglie nella casa di montagna di una delle due. Così si ritrovano quattro adulti, una ragazzina adolescente e quattro bambini (diciamo 5-8 anni) in una bella villetta praticamente isolata dalla neve.
Le cose si svolgono benino anche se il piccolo Paulie sembra aver preso un qualche tipo di virus.
Tra giochi sulla neve e pranzi luculliani (e gelosie e liti familiari) la prima giornata scorre via liscia.
Poi all’improvviso qualcosa va storto ed una serie di incidenti iniziano ad accadere.

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Tom Shankland riempie di un azzurro intenso tutta la prima parte del film, un azzurro che dovrebbe significare pace e serenità ma associato alle musiche scelte finisce per creare un senso di attesa del disastro, di pericolo imminente che da vita ad una tensione veramente notevole.
A questo si abbinano anche delle belle azioni rallentate che nuovamente ricordano le immagini di un video famigliare ma il cui risultato è grande suspance.

E proprio la suspance, la tensione crescente, la costruzione dell’attesa sono il punto di forza di questo horror di montagna.
L’isolamento, il senso di fuga impossibile sono solo un contorno per una volta non fondamentale.
Veramente incredibile la costruzione del primo incidente (omicidio?) per il pathos di cui è traboccante.
Chi ha dei figli piccoli può benissimo rendersi conto di quanto possa essere difficile gestire una situazione di emergenza con un piccolo mostriciattolo urlante che chiede attenzione proprio in quel momento: e qui i mostriciattoli sono addirittura quattro ed urlanti all’unisono.

E da quel momento è un crescendo di violenza e di paura. Di terrore e di sangue che comunque stridono a contatto con i volti dei bambini protagonisti.
Volti che funzionano molto bene grazie ai primi piani che Shankland alterna con dettagli di corpi creando una serie di immagin, di flash, di fotogrammi davvero funzionali.

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Insomma un capolavoro?
Vi dico cosa non mi è piaciuto.
Ho trovato fuori luogo (non necessari alla sceneggiatura) i veloci flash di pochi frame, talmente estremi che si fatica a capire cosa mostrano e che comunque alla fine non ritornano e non spiegano.
E soprattutto credo che la sequenza finale debba un po’ troppo a Il villaggio dei dannati, con i bambini tutti schierati nel bosco. Vogliamo chiamarlo omaggio?

Comunque piccole pecche per un horror davvero notevole, di quelli che fanno tremare i polsi per la tensione disturbante che riescono a creare.

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