Credo che solo in Giappone siano in grado di realizzare un film come Samurai Princess.
Per capirci siamo in quel genere di film allucinati ed allucinanti che sbeffeggiano la trama per dedicarsi al gore più estremo.
In un tempo imprecisato gli uomini hanno messo fuori legge i karakuri, sorta di robot creati con parti di corpi umani e strumenti meccanici, dotati di armi improponibili.
In questo panorama un gruppo di undici ragazze viene stuprato e ucciso per ordine di una coppia di karakuri. Una delle ragazze però si salva e viene trasformata a sua volta.
Da quel momento in poi dedicherà la sua vita alla vendetta, prima nei confronti della coppia di mostri, poi contro il suo stesso creatore, colpevole di aver dato vita a tanto orrore.
La trama è scarna (ma non manca), tuttavia l’attenzione è da concentrare completamente sulle immagini.
Dopo pochi minuti di film abbiamo già visto una testa schiacciata da un piede che esplode come una mela ed un corpo doviziosamente affettato e smembrato.
Spazio quindi allo splatter più completo e più puro.
Sangue e assassinii vari non mancano e sono corredati da una fantasia veramente notevole.
Non riesco a decidere se l’arma migliore siano le tette che si trasformano in bombe della Samurai Princess o la chitarra elettrica che uccide grazie alle sue onde sonore.
A tutto questo aggiungete colori sgargianti, combattimenti esagerati e personaggi improponibili.
Fantastico (naturalmente dipende dai punti di vista) lo scenziato folle, costantemente accompagnato dalle due assistenti, che passano il loro tempo a rovistare tra i cadaveri giocando con braccia, dita, intestini, fegati e qualunque schifezza biologica vi venga in mente.
E vogliamo parlare dell’interazione tra uomo e macchina?
Forse è meglio evitare… Tetsuo è molto lontano, Cronenberg su un altro pianeta.
Però il film di Kengo Kaji è innegabilmente divertente se vi piace veder esplodere corpi e apprezzate un tipo che ricuce un enorme squarcio nel suo ventre a colpi di pistola sparapunti.
E come spesso succede in queste pellicole anche gli effetti speciali sono talmente grossolani da risultare divertenti più che (ovviamente) irreali.
Ricordate Godzilla?
Ecco, il combattimento finale tra la protagonista ed il mostro mezzo uomo e mezzo donna (e mezzo macchina e mezzo quello che vi pare) ricorda da vicino il lucertolone che cerca di distruggere Tokio (e mi riferisco alla evidente esagerazione degli effetti).
Chiudo con qualcosa che proprio non si può fare a meno di notare: i riferimenti sessuali molto più che espliciti.
Ce n’è per tutti i gusti. Vogliamo partire dalla corda intestino utilizzata come arma, capace di colpire la ragazza perfettamente in bocca, insinuarsi, agitarsi, andare ritmicamente avanti e indietro, uscire e provocare nella vittima un vomito molto simile a sperma?
O preferite parlare della ferita nella pancia di un’altra vittima, così simile ad una vagina pulsante?
Capito… vi piaciono le cose chiare ed esplicite.
Allora vi lascio con l’inquietante immagine del pene gigante (e allungabile) del mostro finale, un pisello da combattimento con tanto di bocca dentata, che sbuca dalla patta dei pantaloni e va a morsicare simpaticamente in giro.
Conclusione: la visione è riservata agli amanti del genere.