Il pianosequenza de La casa muda

La cosa fondamentale da sapere su La casa muda (The silent house) è che si tratta di un unico pianosequenza di 72 minuti.
A parte qualche trucchetto Gustavo Hernández riesce a raccontare tutta la vicenda senza mai staccare la macchina da presa dalla scena, senza nemmeno uno stacco di montaggio, e lo fa discretamente sfruttando alcune soluzioni interessanti.

Laura e il padre sono in fuga qualcosa (cosa?) e decidono di passare la notte in una casa disabitata (e vagamente diroccata) nel bosco.
Solo che ben presto risulta evidente che in questa casa non sono soli, qualcuno li osserva ed è deciso a farli fuori.

Tutta qui la trama per un film che gioca tutto sulla suspance, sugli spostamenti della ragazza nel buio e nel silenzio della casa.
Molto silenzio e molto buio. Talmente tanto buio da ricordare a tratti le sequenze finali di REC.
La suspance però è minore rispetto al film spagnolo (questo è argentino).
Riesce comunque ad essere inquietante per quello che mostra e soprattutto per quello che non mostra.

Ma torniamo al pianosequenza.
Come detto, a parte qualche momento di buio assoluto che probabilmente serve a staccare e a far prendere fiato agli attori, il film è girato in un’unica soluzione.
Ma Hernandez è bravo a sfruttare alcuni giochini più o meno classici di questa soluzione.
La macchina da presa si muove molto, anche se per la maggior parte del tempo si limita a seguire la ragazza, sfrutta i muri, le porte, le stanze ed anche in diverse occasioni gli specchi presenti nella casa.

Il risultato è discreto anche se l’insieme finisce per essere forse eccessivamente lento.

Pochissime battute, l’intera drammaturgia posa sulla bravura di Florencia Colucci, ottima soprattuto se consideriamo la difficoltà di girare praticamente l’intero film in un’unica soluzione.

La storia non è un granchè. Tolto tutto il gioco dell’inquietudine e della suspance, la rivelazione finale lascia un po’ il tempo che trova, ma è comunque un film da vedere.

I titoli di coda dichiarano che si tratta di storia vera. Anche se fosse questo non regala certo nulla in più al film.

5 Comments

  1. Evit says:

    Interessante questo esperimento di un unico pianosequenza. Non avevo mai sentito di un film realizzato in questo modo.

  2. soloparolesparse says:

    Ahi ahi Evit… ti mancano alcune nozioni fondamentali.
    “Nodo alla gola” di Hitchcok è il più famoso film in un unico pianosequenza della storia (anche se in realtà la lunghezza delle bobine lo costrinse a spezzettarlo con raccordi interessanti).
    Poi c’è “Arca Russa” di Sokurov che è del 2002 ed è è effettivamente in un unico pianosequenza (girato in digitale).
    Ed anche in digitale è “Pianosequenza” di Louis Nero, esperimento recente italiano.

  3. Evit says:

    Ah già ora che ci penso Nodo alla Gola è quello girato in stile “teatro”. Si, non sono un grandissimo fan di Hitchcock, me ne piacciono veramente pochi suoi. Quelli che non mi perdo mai nei passaggi televisivi sono: Psycho, Gli Uccelli, La Finestra sul Cortile, Intrigo Internazionale, e Strangers on a Train (questo in realtà ce l’ho in DVD e mai visto in TV)… altri suoi film non mi hanno mai appassionato.

    Gli altri due film che hai citato non conosco.

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