Il 26 e il 27 prossimo, in due puntate andrà in onda su Rai Uno il film tv Tiberio Mitri, il campione e la miss.
Ieri al PrixItalia abbiamo avuto la possibilità di vederlo in anteprima con in sala l’intero cast, da Luca Argentero a Martina Stella, dal regista Angelo Longoni a Eleonora Ivone, per finire al produttore Massimo Cristaldi.
Il film arriva in tv dopo le note vicende giudiziare che ne hanno ritardato la messa in onda, cui Cristaldi accenna in sala.
La vicenda è quella nota della vita di Tiberio Mitri, puglie triestino, e di Fulvia Franco, Miss Italia nel 1948. In definitiva la prima coppia di campione sportivo e miss (allora le veline erano ancora notizie dell’ultim’ora) che poi tanto successo avrebbe avuto nel nostro paese.
I titoli di testa fanno presagire qualcosa di buono, efficaci col loro presentare in parallelo la vestizione della miss e quella del pugile, con la macchina da presa che scorre e indugia sui due corpi splendidi di Martina Stella e Luca Argentero.
Poi si continua per un po’ con la vita in parallelo dei due da bambini, fino ad arrivare al loro incontro, alla passione, all’immediato matrimonio e alla difficile convivenza di due prime donne che hanno intenzione di sfondare entrambe nei rispettivi campi.
E a quel punto è tutto un susseguirsi di incontri di pugilato, di gelosie, di provini, di scontri.
L’impressione è che il film giri buona parte delle colpe delle difficoltà sulle spalle della Franco… e ancor più su quelle della di lei madre, interpretata discretamente da Eleonora Ivone.
Se Cristaldi e Longoni non avessero insistito più volte sul fatto che il film sia stato realizzato con mezzi e idee da cinema più che da tv, questo sarebbe un ottimo prodotto televisivo. Ma con queste premesse e la proiezione in sala che ne ha esaltato le pecche, il risultato è stato non certo esaltante.
Gli ambienti sono buoni, la vicenda scorre benino (pasticciata solo a tratti) ma le interpretazioni dei protagonisti lasciano parecchio a desiderare.
Nella mediocrità generale ci cade anche il solitamente bravo Argentero e ritengo che costringere il cast a recitare in triestino non sia stato un colpo di genio particolarmente riuscito.
Curiosa anche la scelta di mostrare l’intero mondo della boxe americana completamente in mano alla mafia del tempo.
Si finisce che le immagini migliori sono quelle degli incontri di pugilato, nei quali Argentero si muove in maniera credibile.
Il film è comunque godibile per passare un paio di serate casalinghe, quindi lunedì e martedì, se non avete di meglio da fare… Rai Uno.
p.s.
Anche dalle musiche di Sergio Cammariere sinceramente mi aspettavo qualcosa di meglio.