Poco di buono in Seven below, horror di Kevin Carraway che viaggia sui soliti toni della casa maledetta in un cui una strage antica continua ad avere ripercussioni sul presente.
Sapete che non ritengo sia un male in se recuperare storie già viste purchè abbiano qualcosa di nuovo e vengano raccontate bene.
Qui di nuovo non c’è nulla ed è raccontata in maniera ovvia.
Cento anni fa (ci viene mostrato prima dei titoli di testa) un bambino massacra a coltellate la propria famiglia di sette persone.
Oggi un gruppo di turisti si trova bloccato da una tempesta ed è costretto a chiedere asilo in quella stessa casa, ora di proprietà di un misterioso signore di colore.
Sono cinque loro, sei col tipo e sette con la ragazza della pompa di benzina che rimane a secco e si rifugia anche lei in casa.
La nottata sarà difficile, apparizioni continue dei fantasmi che affollano la casa, il nero che non spiega che succede, i protagonisti che cadono come castagne prima (ma anche dopo) aver scoperto il segreto di quella casa.
L’inizio è banale, con la classica strage mostrata con toni sobri e senza sorprese.
La prosecuzione del film rimane sulle stesse linee, esordendo addirittura con una terribile presentazione dei personaggi, una di quelle cosa da scuola di sceneggiatura.
Siccome non si conoscono fanno che presentarsi direttamente: “Io sono medico” “Ah, io sto studiando da medico” “Si, il mio fratellino vuole fare il medico” “Noi invece siamo qui per rafforzare il nostro matrimonio”. (Fatto… personaggi presentati!)
Poi Carraway prova a giocare con i classici spaventi da horror, apparizioni, sparizioni, specchi, porte che sbattono, ma lo fa con tale didascalica noia che è impossibile riuscire a spaventarsi un minimo.
Poi ovvietà sparse, musiche banali che non aiutano certamente ed una serie di fantasmi un po’ troppo fisici per essere interessanti.
Il finale migliora un po’ l’insieme con la rivelazione di quel poco che ancora non ci era già stato mostrato nei primi minuti del film e la (anche qui ovvia) sorpresa conclusiva.
Per il cast non c’è gran modo di mettersi in luce, a parte per il viso spaziale di Ving Rhames e per il fisico sensuale di Rebecca Da Costa, gli unici due che trovano spazio per farsi notare.
Inutile anche la partecipazione di Val Kilmer che non regala nulla di più ad un film assolutamente dimenticabile.