C’è tutto Wes Anderson in Moonrise Kingdom (che dovrebbe uscire in Italia col titolo di Una fuga d’amore), i suoi colori, la sua allegria, la sua gioiosità, la sua follia.
Sam è uno scout orfano, senza amici e di difficile gestione sociale, Suzy vive con i genitori e tre fratelli ma non si sente capita.
Si conoscono per caso, si scambiano una serie di lettere e decidono di scappare insieme.
Il problema è che vivono su un’isola di una trentina di chilometri e che sta arrivando la tempesta del secolo.
Per gli adulti dell’isola non sarà facile recuperare e soprattutto dividere i due ragazzini.
La prima inquadratura ci restituisce la cifra stilistica di Wes Anderson e il livello visivo rimane alto per tutto il film.
Un’attenzione maniacale alla costruzione delle immagini.
Le inquadrature attente, nette, pulite.
I colori esagerati, i movimenti di macchina, perfino la disposizione degli oggetti e degli attori sulla scena.
Nulla è lasciato al caso, tutto è studiato nei minimi dettagli.
Stesso discorso per le musiche.
Protagonisti assoluti sono naturalmente i due ragazzini, due ottimi Kara Hayward e Jared Gilman, ma è impossibile non fare parola di alcuni personaggi di contorno (gli adulti) cui Anderson ha ritagliato ruoli particolarmente esagerati sfruttando anche la forza dei nomi che aveva a disposizione.
Edward Norton è un capo scout che vive quasi in regime militare, registrando su nastro il diario del giorno.
Bill Murray è un avvocato, padre padrone.
Frances McDormand, la di lui moglie, parla ai figli utilizzando un megafono.
Bruce Willis è un poliziotto locale dall’improponibile calzino bianco.
E ancora Harvey Keitel…
L’insieme è un film godibile, divertente, colorato, da incorporare completamente anche per il messaggio che trasmette.