Domanda retorica nel titolo perchè Paranormal Activity 4 non sarà l’ultimo della serie, lo sappiamo per certo.
E del resto perchè dovrebbero smetterla di fare film che costano due dollari, impegnano pochissime persone per pochissimo tempo e incassano cifre impensabili?
Obiettivamente non c’è motivo sebbene sia innegabile che questo quarto episodio della serie, diretto da Henry Joost e Ariel Schulman abbia perso molto delle novità del primo film e degli approfondimenti dei successivi, si cava un po’ il barile.
Il fatto è che con questo stile si può andare vanti per decenni, ogni volta inserendo un piccolo particolare che dia un senso alla nuova pellicola.
Questa volta siamo in casa dell’adolescente Alex, che vive con i genitori ed il fratellino.
Accanto a loro arrivano ad abitare una donna con il figlioletto (non rivelo nulla – si vede nella prima scena – se vi dico che si tratta di Kate e del piccolo che avevamo lasciato deambulanti per le strade vuote e buie).
Il loro arrivo coincide con l’inizio di fenomeni inspiegabili che ovviamente peggioreranno con una certa velocità.
Naturalmente anche PA4 è ancora un finto found footage, ed ormai non c’è nemmeno bisogno di perdere tempo a trovare una scusa per cui in quella casa si registra tutto ciò che accade o farci sapere come questi video sono stati recuperati.
La novità (minima, me ne rendo conto) del nuovo episodio sono la presenza della giovane e bionda Kathryn Newton e dell’inserimento della videochiamata online che così regala altre possibilità di mostrare cosa accade in casa, per di più con la possibilità di mostrare cose/persone/oggetti che passano alle spalle del protagonista inquadrato senza che questo se ne renda conto.
Il film però è noioso, lento, con inevitabili lunghi minuti di nulla assoluto e nell’attesa degli ultimi venti minuti in cui sappiamo che qualcosa dovrà accadere, non ci rimane che goderci la Newton nei suoi vari abiti casalinghi da adolescente che armeggia sul letto nella sua stanzetta.