Un thriller molto classico e proprio per questo, per la tensione e le sorprese che riesce a regalarci, House at the End of the Street è un ottimo film.
Mark Tonderai centra l’obiettivo e sfrutta alla grande anche la possibilità di avere Jennifer Lawrence a disposizione, al punto che le concede le chiavi di casa e costruisce il film sulla sua figura sempre più imponente.
Elissa e la madre vanno a vivere in un paesino dove hanno trovato una casa enorme ad un prezzo vantaggioso.
Probabilmente perchè la casa vicina è stata teatro quattro anni prima di un omicidio efferato: una ragazza ha ucciso entrambi i genitori e poi è scomparsa, data per morta da tutti.
Elissa inevitabilmente si innamora di Ryan, il fratello dell’assassina che ancora vive in quella casa.
Pian piano cerca di capire la sua storia e lo difende dai ragazzi della città che lo trattano come un freak.
Finirà evidentemente a schifìo!
L’inizio è classico, Tonderai ci mostra un prologo con quanto accaduto anni prima.
Ma a ben pensarci è tutto il film ad essere classico. Tensione, costruzione della vicenda, il modo in cui si viene sviati prima delle varie rivelazioni (che non mancano e che naturalmente non vi accenno nemmeno).
Jennifer Lawrence è molto brava, molto presente, regge il ruolo e tutto il film. Si sta disegnando una strada importante in quel di Hollywood e ne sono felice (a partire da quel TFF).
Anche la regia è attenta, senza eccessi, molto pulita. E Max Thieriot fa quello che deve fare.
L’evoluzione della vicenda è inevitabilmente drammatica ma la sterzata è improvvisa e verso strade che davvero facciamo fatica ad immaginare prima che ci vengano rivelate.
E poi c’è quell’ultima inquadratura che ancora una volta…