Ci sono un ragazzo, una tigre, una zebra, una iena ed un orango su una barca in mezzo al mare… no, così sembra una barzelletta… meglio ricominciare perchè invece Vita di Pi è un affresco splendido, un quadro a tinte tenui che Ang Lee riesce a dipingere con tocco delicato ottenendo un risultato spettacolare.
Pi Patel racconta ad un giornalista la sua vita, che ha al centro l’incredibile naufragio di cui lui è l’unico sopravvissuto… naturalmente con la tigre del Bengala.
Per farlo però parte da lontano e racconta l’intera sua vita fino a quel momento.
Ne viene fuori un’avventura incredibile, che parte dalla vita in uno zoo, attraversa l’avvicinamento a tre religioni e finisce con il fulcro, il naufragio, la sopravvivenza sulla scialuppa in compagnia della tigre, per lunghi giorni.
Ang Lee mette il suo tocco per raccontarci l’India, l’ambiente, gli animali, la filosofia e la religione… e poi naturalmente l’amicizia (anche se non di amicizia tradizionale si tratta) e se avete qualche altra idea mettetecela tranquillamente dentro.
Si comincia con rilassanti immagini degli animali che vivono il quotidiano nello zoo, si prosegue facendo crescere il tono del fascino fino ad arrivare a momenti di vera poesia raccontata per immagini.
A mio avviso sono indimenticabili alcune sequenze in mare di notte (quella della balena naturalmente) come pure l’incredibile distesa di suricati sull’isola carnivora.
Un film a tratti davvero maestoso.
Ma naturalmente al centro della vicenda c’è il rapporto tra il ragazzo e l’animale, il tentativo di stringere amicizia, la necessità di sopravvivere, l’addestramento, la sopportazione, la capacità di ritagliarsi i propri spazi in un ambiente minuscolo. Come possono un animale carnivoro ed un ragazzo vegetariano coabitare in tre metri in mezzo al mare?
Inutile che vi racconti altro perchè Vita di Pi è semplicemente da godere nello scorrere delle immagini e nient’altro.