American Mary è un inquietante viaggio nel mondo dei corpi modificati, mondo inquietante per chi non lo conosce o non lo capisce (come il sottoscritto). Jen e Sylvia Soska lo raccontano sotto forma di thriller a tinte horror a tratti forti e con colori decisamente sexy.
Mary è una giovane (e figa e sexy) studentessa che si sta specializzando in chirurgia. Ha però il comune problema dei soldi e così una sera va in un locale per proporsi come spogliarellista. Finisce però che il tipo ha necessità di ricucire uno che ha appena torturato e così Mary mette in mostra le sue capacità.
Assiste alla faccenda Beatriss, ragazza dedita alla modifica del proprio corpo, che offre a Mary un sacco di soldi per operare una sua amica, un’operazione che un medico tradizionale probabilmente si rifiuterebbe di fare.
I casi della vita (c’è di mezzo uno stupro) portano Mary ad allontanarsi dalla specializzazione e a dedicarsi sottobanco alla modifica dei corpi, campo nel quale diventa una specie di mito vivente e difficile da raggiungere.
Malavita e chirurgia si fondono, eleganza ed orrore viaggiano paralleli.
Il film comincia con un curioso dettaglio di Katharine Isabelle in sottoveste nera che cuce un tacchino per fare esercizio e la mise della ragazza varierà dal sexy al molto sexy per tutto il film.
E non è lei l’unica presenza sensuale della pellicola.
Poi c’è la parte di violenza, di orrore, che si mescola (diciamo che viaggia sul sottile confine) con le modifiche dei corpi che le vengono richieste, che in se (quantomeno per chi le chiede) orrorifiche non sarebbero.
Naturalmente le operazioni mancano di accuratezza scientifica, la ragazza opera da sola in condizioni precarie operazioni che richiederebbero troupe enormi di medici e macchinari di assistenza importanti, ma arà mica l’accuratezza medica che cercate in un thriller?
Nota a margine: dal Canada arriva sempre roba figa!