Punta in alto Massimo Venier con il suo Aspirante vedovo, liberamente ispirato (che nessuno dica remake) a Il vedovo di Dino Risi. Solo che i risultati non sono soddisfacenti neppure dimenticandosi di fare un raffronto con l’originale (cosa che come sempre proviamo a fare).
Fabio De Luigi è un imprenditore poco capace e poggia tutte le sue speranze sulle spalle della moglie, una Luciana Littizzetto manager di successo, ricchissima, che non ha mai fallito in nulla e questo è l’unico motivo per cui non accetta fallisca il suo matrimonio e si tiene la zavorra del marito attaccata alla caviglia.
Solo che è il marito a sognare di liberarsi della moglie per poter tornare a vivere. L’occasione si presenta a sorpresa quando sembra che la signora sia spirata in un incidente aereo e lui si rende conto di come sarebbe felice la sua vita senza l’arpia. Così si organizza in prima persona per cercare di rendere il sogno realtà.
Venier, con Ugo Chiti, provano a tracciare due figure senza speranza. Marito e moglie sono il peggio che offra la società italiana: una donna che pensa solo al successo ed un uomo che si fregia di frodare il fisco continuamente. Entrambi cinici e spietatati, lei efficientissima, lui incapcace.
Il risultato è una commedia nera che non diverte e lascia in sospeso anche l’amareza che forse vorrebbe suscitare.
La cosa migliore sono i personaggi. Non solo i due protagonisti ma anche il fedele e incapace di una propria vita Alessandro Besentini, la bella Clizia Fornasier, il cui corpo usato come fonte di reddito dai genitori, e soprattutto il trittico di esemplari classici dell’Italia peggiore.
Bebo Storti è un cardinale che istiga al divorzio e all’arricchimento, Ninni Bruschetta e Roberto Citran due imprenditori senza scrupoli e senza morale.
Quello che manca al film è però una sua forza autonoma capace di vivacizzare le immagini che passano sullo schermo. L’innsieme invece rischia addirittura di essere noioso.
Qualcuno poi mi spiegherà perchè Venier continua a lavorare con comici nella migliore delle ipotesi prestati al cinema invece di dedicarsi una volta ad attori veri.