Probabilmente Dark skies è il miglior film sulle invasioni aliene degli ultimi… diciamo parecchi anni. Scott Stewart fa un ottimo lavoro di costruzione della vicenda e non si lascia andare a soluzioni spettacolari, puntando tutto sul mistero e sull’inquietudine.
Del resto gli alieni in questione sono del tipo che non spara ma prende possesso delle menti degli uomini e poi rapisce, eccome se rapisce.
I Barret sono una bella famiglila americana, con i suoi problemi decisamente comuni. Non ultimo la mancanza di lavoro per il padre che inasprisce un po’ gli animi tra le mura domestiche.
Poi però cominciano ad accadere cose strane, la notte soprattutto.
Cibi curiosamente impilati, fotografie che spriscono (tutte insieme), stormi di uccelli che decidono di suicidarsi contro le vetrate della casa… cose così!
E naturalmente c’è il piccolo Sam che dice di incontrare di notte l’uomo dei sogni, un personaggio inquietante con cui parla e che sarebbe il responsabile dei casini vari.
Il bambino grande è più interessato alla rossa figlia dei vicini di casa, ma difende il piccolo con amore fraterno incancellabile.
Sono i genitori a credere meno a quello che sta accadendo, anche se poi gli eventi (assenze, comportamenti inspiegabili, varie ed eventuali) li spingono a credere all’incredibile.
Ovviamente non approfondiamo la trama ma sappiate che la costruzione della vicenda è davvero molto buona. La tensione e l’inquietudine sono sempre presenti ed in costante crescita dall’inizio alla fine.
E dire che già l’inizio dice la sua con quella carrellata nel normalissimo quartiere in cui gente normalissima compie gesti normalissimi, accompagnata però da una musica inquietante che ci dice come qualcosa la fuori non funzioni nel migliore dei modi.
Dark Skies non è film indimenticabile, ma sicuramente è un film molto buono, teso, godibile, che analizza il tema dell’invasione aliena in una delle modalità già viste mille volte ma lo fa nel modo più pulito possibile, senza eccessi e senza esagerazioni.
Il finale arriva dopo un crescendo notevole ed a quel punto anche lo spettatore è pronto ad accettare quel che si vede… ed anche quello che non si vede.