Tutta colpa di Freud è un buon film italiano. Non un capolavoro, sia chiaro, non una roba indimenticabile, ma Paolo Genovese mette le cose nel giusto quadro, crea un bell’intreccio e lo dirige senza fronzoli, regalandoci infine un film godibile con un po’ di carne al fuoco.
Francesco è uno psicologo, un padre che vuole essere moderno. E deve esserlo necessariamente se vuole gestire, da solo, le tre figlie e i loro amori sempre più difficili.
E noi incontriamo la famigliola alle prese con nuovi amori. La grande è lesbica, ma dopo le tante delusioni, ha deciso di cercarsi un uomo, la media si innamora di un “ladro, sordo, muto e pure permaloso!”, la piccola, che ha solo 18 anni, sta invece con un uomo di 50, naturalmente sposato.
Francesco, che ha anche i suoi di problemi amorosi, deve cercare di uscirne vivo, districandosi tra affetto e professionalità.
Non manca poi l’intreccio che finisce per mischiare i personaggi e incrociare la coppie.
Non mancano aspetti ironci e momenti divertenti.
Non manca neppure una certa riflessione sull’amore, sulla società, sull’omosessualità
Tutto ben miscelato e risputato fuori in maniera degna.
Accompagnato da un ottimo Marco Giallini, sicuro, concreto, deciso, e da un trittico di donna che fanno la loro discreta figura. Anna Foglietta decismente meglio di Vittoria Puccini e Laura Adriano.
A far da contorno ci sono poi Alessandro Gassmann e Claudia Gerini in ruoli secondari ma convincenti.
Nota a margine: nella sceneggiatura c’è anche la firma di Leonardo Pieraccioni che, visti gli ultimi risultati, potrebbe anche decidere di dedicarsi maggiormente alla scrittura che non alla regia.