Ci sono dei romanzi d’esordio capaci di lasciare il segno in maniera netta e profonda. L’arte di vivere in difesa di Chad Harbach è senza dubbio uno di questi per la sua forza narrativa, per il modo in cui accompagna il lettore dalla prima all’ultima pagina, perchè ti appassioni ai personaggi, perchè è una storia non proprio felice ed aiuta ad accettare le sconfitte.
Potrei fermarmi qui e chiedervi di fidarvi, ma qualcosa in più ve lo dico.
Siamo nell’America del baseball dei college, che però è già un baseball mirato a fare il grande salto, a passare nel professionismo, ci sono già i talent scout che girano, osservano ed offrono contratti importanti.
Henry ama giocare a baseball ed è bravino, soprattutto in difesa, dove ogni palla sembra calamitata sul suo guantone e automaticamente diretta alla base giusta. Al college incontra Mike, che è capitano della squadra ed ama scovare talenti. Così i due lavorano sodo, Henry impara quello che non sa, perfeziona la sua tecnica, diventa fortissimo anche in attacco.
Al terzo anno è diventato un mostro, è in corsa per battere il record assoluto di partite senza errori e guida la sua squadra verso una qualificazione ai regionali mai raggiunta nei decenni precedenti.
Mike intanto si innamora della figlia del rettore, ed il rettore si innamora di uno dei ragazzi della squadra, Owen, compagno di stanza di Henry.
Tutto sembra perfetto, tutto funziona alla grande, ma ovviamente le cose cambieranno, fino ad un finale che non sarà proprio splendido.
Però sarà un finale di vita vera, dove non sempre i sogni si realizzano, dove bisogna fare i conti col quotidiano e con la realtà.
E poi naturalmente potete vederci tutti i parallelismi e i simbolismi che volete tra lo sport e la vita, tra il vivere in difesa, il rinunciare, l’attendere, il lavorare sodo… insomma c’è un sacco di roba ed è scritto in maniera davvero splendida!