The woman in the fifth è una splendida Kristin Scott Thomas

Pawel Pawlikowski fa un ottimo lavoro sulla costruzione dei personaggi, sulla sceneggiatura e soprattutto sulle atmosfere oscure, inquietanti, drammatiche che aleggiano per tutto il film e così The woman in the fifth finisce per essere un gran bel film, di quelli che un po’ di animo inquieto alla fine lo lasciano.

Tom arriva a Parigi dal Minnesota per provare a riavvicinarsi alla figlia piccola che la moglie gli ha portato via.
C’è anche un’ordinanza del tribunale che gli vieta di vederla ma noi non sappiamo perchè, cosa è successo, di chi è la colpa.

A Parigi Tom è costretto a rappezzare una vita. Il suo unico romanzo non ha avuto seguito, non ha un centesimo e trova alloggio e lavoro presso un inquetante personaggio che nasconde non pochi segreti.
Nulla però a confronto della donna misteriosa di cui Tom si innamora e con la quale passa ore di sesso molto appaganti.
E poi c’è anche la biondina fidanzata del suo albergatore…

Il lavoro di Pawlikowski c’è e si sente tutto, nel clima, nella struttura, nel mistero creato in silenzio intorno al personaggio di Tom ed alla storia che sta vivendo.

Tuttavia è innegabile che una grande mano gliela danno le due straordinarie interpretazion di Ethan Hawke e Kristin Scott Thomas, capaci di tirare fuori due personaggi spessi, complessi, opposti ma molto vicini.
Hawke è misterioso, non sappiamo nulla del suo passato, non sappiamo se è malato, delinquente o solo depresso.
La Scott Thomas è di una sensualità che cresce con l’avanzare dell’età.

Poi c’è la bionda e prosperosa Joanna Kulig che è l’unico sprazzo di luminosità e di freschezza in un film che per il resto viaggia su toni molto cupi e su riflessioni psicologiche non banali.

Sorprendente il finale che mescola ulteriormente le carte regalandoci anche un pizzico di inquietudine se non proprio sovrannaturale comunque non classicamente terrena.

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