Un’assunto di partenza in un futuro prossimo (per nulla) fantascientifico è la scusa che Orly Castel-Bloom utilizza per raccontare la situazione di Israele oggi, al centro di Parti umane c’è inevitabilmente, ancora una volta, la questione palestinese.
Siamo in Israele nei primi decenni del nuovo millennio (questo, non il prossimo) e dopo diversi anni di siccità un gelido inverno ha colpito l’intero paese.
Temperature abbondantemente sotto lo zero finiscono per gelare le zone costiere del mar Rosso e ad aggravare la situazione un’epidemia di influenza chiamata “saudita” miete vittime in maniera consistente.
In tutto questo continuano, ed anzi si infittiscono, gli attacchi terroristici palestinesi e così sono tre le piaghe che affliggono Tel Aviv.
Il presidente passa più tempo ai funerali dei cittadini vittime del terrorismo che a lavorare per la pace e la povertà dilaga.
Due famiglie cercano di sopravvivere portando avanti i proprio sogni e le poche speranze, cercando di superare la paura del quotidiano.
Castel-Bloom con una prosa scorrevole ci racconta in sostanza dove andremo a finire a breve se non si farà qualcosa di fondamentale per l’ambiente e naturalmente per i rapporti tra israeliani e palestinesi.
Lo fa con dei personaggi che vivono nel loro mondo ed hanno poche aperture a quanto c’è fuori.
Singolare come la presenza costante del terrore palestinese compare quasi come un qualcosa di ineluttabile, che arriva dall’alto, su cui non si ha controllo.
Come il gelo, come l’influenza assassina, qualcosa di anonimo, non portato dagli uomini, incontrovertibile, da cui è il caso di difendersi nel miglior modo possibile ma in fondo senza grosse speranze.