Frankenweenie, Tim Burton al meglio

Frankenweenie, lo sapete, è un film in stop-motion con cui Tim Burton da maggiore aria al suo primo corto omonimo del 1984 (che potete vedere qui e che era con attori in carne ed ossa). Un progetto rimandato per anni e che finalmente prende vita (ehm..) e lo fa con la potenza espressiva tipica del miglior Burton.

Victor (Frankenstein) è un ragazzino di 10 anni che ha pochi amici, a aprte il suo cane Sparky (che per chi non lo sapesse è il nomignolo che negli Stati Uniti) danno alla sedia elettrica), il suo unico interesse è la scienza grazie ad un professore che gliela fa amare.
Così quando Sparky muore, vittima di un incidente stradale, il piccolo Victor va in crisi e decide di provare il tutto per tutto e rianimare il cane usando la potenza elettrica dei fulmini.
Naturalmente l’operazione va in porto ma il cane redivivo viene scoperto dai suoi compagni di scuola e viene fuori un delirio.

La mano di Tim Burton è pulita, netta, chiara come non mai. Lo stop-motion è splendido, perfettamente funzionale, il bianco e nero luminoso (per quanto possa essere luminoso un film di Tim Burton), straordinaria la realizzazione e la caratterizzazione in plastilina dei personaggi.

Fin dall’inizio, con il video (stop-motion nello stop-motion) realizzato da Victor c’è da godere di cose belle, ma sono le citazioni e gli omaggi che vi faranno impazzire se amate il cinema.

Si va dalla perfetta operazione di rinascita del cadavere con tutti i crismi dei film di Frankenstein (o Frankenstein Junior se preferite) agli omaggi veri e propri.
Abbiamo l’amico gobbo (ricordate Igor?), la barboncina che ricorda molto da vicino La moglie di Frankenstein, la lapide nel cimitero con il nome di Shelley e poi ancora impossibile non notare l’uomo (pesce in realtà) invisibile, Godzilla e la mummia, in pratica l’intero panorama dei mostri Universal!

E ancora l’ironia, la passione, il divertimento, la presa in giro (al cinema del paese trasmettono “Bambi”), tutto concorre a fare di Frankenweenie un film imperdibile nella filmografia burtoniana.

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