Che poi in realtà non è Juno Temple che non ti aspetti, è più che altro Sebastián Silva a stupire. Si, perchè dopo l’ottimo La nana, ora mette insieme questo splendido film che però tocca tasti completamente diversi.
Magic magic è un viaggio nella mente, dove l’orrore è nascosto all’interno di una scatola cranica e Silva riesce a mostrarci le conseguenze senza farci capire cosa sta realmente accadendo nella testa della protagonista.
Siamo in Cile, in un paesino sperduto su un lago a dodici ore di viaggio da Santiago, praticamente nel nulla. Qui con un gruppetto di amici c’è anche Alicia, californiana che non ha mai lasciato gli Stati Uniti ed ora è al seguito della cugina.
Solo che gli amici di questa le risultano inquietanti, a tratti folli. Lei è tesa, ha paura.
Ma quelli strani chi sono? Loro o lei?
Molta musica (buona), molta calma nel raccontare gli eventi, nessuna fretta di arrivare al punto. E così chi guarda non capisce qual è il punto fino a quando non ci si trova dentro con tutte le scarpe… praticamente come la protagonista.
Molta parte hanno gli animali. Con i cuccioli abbandonati, il pappagallo ucciso senza motivo e il cane da pastore che serve anche per un deciso parallelismo tra la pecora e Alicia, entrambe terrorizzate ed entrambe incapaci di reagire con logica e razionalità.
Poi è il crescendo della vicenda che regala tono a tutto e rende inquietante, ma davvero inquietante il film.
Le paure che aumentano la tensione e non permettono di ragionare. I contorni che sfumano, la mente che prende la sua strada. Realtà e fantasia che si mischiano irrimediabilmente.
Fino ad un finale davvero drammatico che unisce tradizione, antichi riti, superstizioni, possessioni.
In definitiva uno splendido lavoro con una straordinaria Juno Temple ed una parimenti convincente Emily Browning.