Land of the Dead – La terra dei morti viventi

Facciamo un passetto indietro e passiamo da Diary of the dead a Land of the dead (naturalmente in attesa di Survival of the dead per chiudere il cerchio).

Se è vero che George Romero sfrutta i suoi zombie per colpire vizi e manie degli uomini, diciamo tranquillamente che in questo La terra dei morti viventi si è preso una bella pausa.
In realtà anche qui ci sono accuse dure contro i potenti, contro la ghettizzazione, contro la ricerca di ricchezza e benessere a discapito di tutto, ma rimangono aleggianti nel sottofondo di una storia che è horror e basta.

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In breve la vicenda.
Il mondo è ormai invaso dai morti viventi e la città è divisa nettamente in tre zone. Gli zombie vagano fuori dai confini impossibilitati ad entrare dal fiume e da alte barriere elettrificate.
La città è un’enorme ghetto dove la popolazione si barcamena in bande alla ricerca di qualcosa per sopravvivere.
Al centro un enorme grattacielo superprotetto ospita i ricchi, coloro che hanno potuto permettersi un appartamento nel paradiso di lusso costruito dal padrone della città, un Dennis Hopper in un ruolo per lui curioso.

Naturalmente tutto si sfascia ed il sistema crolla. Gli zombie entrano prima in città e poi nel grattacielo.
La novità del film è la capacità dei morti viventi di acquisire conoscenze, di imparare da quello che vedono. In particolare un corpulento nero sperimenta, comprende e si mette alla guida dell’orda dei suoi simili, arrivando perfino a provare emozioni.
Ulteriore segno di questo cambiamento è il superamento da parte dei morti viventi del blocco affascinato che ad inizio film provano di fronte ai fuochi d’artificio, escamotage che a fine vicenda non funziona più.

La banda dei buoni è composta da Simon Baker, Robert Joy e la solita affascinante nerissima Asia Argento.
Praticamente in tre riescono a salvare il salvabile.

Se la trama è tutta qui è evidente che il bello deve arrivare dai particolari… vorrete mica che un film di Romero sia brutto!
Ed infatti alcuni particolari sono veramente gustosi.
La sequenza iniziale è una carrellata sulla vita quotidiana degli zombie, impegnati nel tentativo di riprodurre in morte quello che facevano in vita (magnificamente grottesca è la banda musicale che prova a tirar fuori note dagli strumenti).
Geniale è anche la trovata (e qui la critica sociale si vede eccome) di drammatici locali in cui si organizzano tiri al bersaglio su zombie, foto con zombie al guinzaglio ed anche combattimenti tra zombie con tanto di scommesse… avete capito qual è l’ambiente!

E naturalmente c’è da divertirsi nelle sequenze splatter che sono un vero festival di sbudellamenti, arti strappati, teste mozzate e tutto quello che vi viene in mente di sanguinolento e godibile.

Detto questo è innegabile che Land of the dead sia uno dei più deboli capitoli del papà degli zombie, tanto che al confronto con altri titoli della saga rischia di fare la figura del Carpenteriano Fuga da Los Angeles al cospetto del precedente 1997, fuga da New York… e ho detto tutto.

2 Comments

  1. maurizio says:

    e mettere il video del trailer???

  2. soloparolesparse says:

    @ maurizio
    Ci manca solo che metto i trailer di tutti i film che recensisco…

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