Parlare di Antichrist in un post è sostanzialmente impossibile.
Nasconde talmente tanti significati che ci vorrebbero diversi libri.
L’unica cosa sicura che posso dire è che non si tratta di un horror pornografico come Lars Von Trier aveva voluto spacciarlo.
L’inizio (lo sapete) è quanto di più drammatico si possa immaginare.
Lui e lei (non sapremo mai i loro nomi) stanno facendo sesso sotto la doccia e non si accorgono che il loro bambino riesce ad arrampicarsi sulla finestra e vola giù dal palazzo.
L’evento ovviamente sconvolge la vita della coppia, così i due si trasferiscono in una casa isolata nel bosco per provare ad uscirne fuori.
Lui, che è psicologo, prova a curare la moglie ma la situazione peggiora e la donna esce completamente di testa convinta che il marito la voglia lasciare.
Solo dure e violente sessioni di sesso sembrano regalarle dei momenti di serenità.
Il riassunto fatto così non dà minimamente l’idea di cos’è Antichrist.
La sequenza iniziale da sola meriterebbe un simposio.
Cinque minuti in bianco e nero e al rallentatore che comprendono una mare di cose, tra cui una splendida scena di sesso ed una morte drammatica (che vediamo solo attraverso il simbolico orsacchiotto).
Ma anche il resto del film è pieno di simboli e di rappresentazioni di difficile comprensione.
Cosa rappresentano la volpe parlante, il cervo e il corvo?
Cosa l’albero così ramificato?
Cosa la pioggia di pietre?
Cosa il sangue che lui eiacula dopo la masturbazione di lei (mattonata sui testicoli a parte)?
Lars Von Trier riempe il film di così tanti misteri che a volte sembra di guardare il miglior David Lynch.
A volte però sembra di guardare il miglior (il primo?) Von Trier, per esempio con quei movimenti di macchina così poco fluidi, così volutamente manuali.
E poi le inquadrature nel bosco che sembrano dei quadri espressionisti, dei ritratti in cui il movimento diventa superfluo.
E ancora il clima costantemente cupo, dal primo all’ultimo secondo, aiutato da musiche scelte con estrema cognizione di causa.
Straordinari Charlotte Gainsbourg e Willem Dafoe, ma del resto in un film girato interamente con due soli attori non si può certo prescindere dall’interpretazione degli stessi.
Fantastici nell’intensità dell’interpretazione, come disinvolti nelle continue scene di nudo e di sesso.
Mi fermo qui per non tediarvi… con un’ennesima domanda.
Cosa rappresenta la folla che invade il bosco e raggiunge lui dopo un ora e quaranta di completo isolamento nello spazio dello schermo?
Potrebbe essere una sorta di ritorno alla normalità dopo gli orrori del dolore e della pazzia?